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1861-2025: l’Unità d’Italia è ancora un progetto aperto?  

Il 17 marzo ha un significato speciale per gli italiani perché si commemora il giorno in cui l’Italia è stata unificata, dopo essere stata ufficialmente dichiarata Regno nel 1861. Un interrogativo degno di riflessione è questo: il progetto di unificazione italiana è completato? Numerose battaglie e guerre civili sono state combattute, ma le attuali condizioni socio-economiche e politiche mostrano che l’idea di unità nazionale è ancora molto dibattuta.  

Un lungo e intricato viaggio

L’unificazione d’Italia non è stata una questione di un giorno. Dopo il 17 marzo 1861, mancavano ancora Venezia, annessa nel 1866, Roma e il Lazio che furono annessi nel 1870, insieme al Trentino-Alto Adige e al Friuli Venezia Giulia, uniti molto tempo dopo la Prima guerra mondiale. Il problema principale era l’integrazione politica, economica e culturale, perciò l’unificazione è stata un processo così complicato. Il divario tra il Nord e il Sud Italia è ancora una questione aperta, che necessita di essere affrontata con urgenza.  

Politicamente uniti ma economicamente divisi?  

Dal punto di vista istituzionale, l’Italia è una nazione unica, ma le divisioni economiche sono chiare. Il Mezzogiorno soffre a causa della mancanza di infrastrutture sufficienti e ci sono pochissime opportunità di lavoro disponibili, il che rende la crescita economica stagnante rispetto alla regione del Centro-Nord. Alcune regioni stanno diventando più esigenti e autosufficienti, mentre altre sono a rischio di ritardo. Come ha dichiarato Fabio Panetta, il Governatore della Banca d’Italia, la crescita del PIL della regione dal 2019 al 2023 è stata del 3,7% circa. Oltre a questo, i livelli di occupazione sono aumentati nel Mezzogiorno del 3,5%, rispetto all’1,5% nelle regioni settentrionali. Tuttavia, il divario tra le regioni è allarmante: in Sicilia, sebbene ci siano fondi per la spesa sociale che potrebbero aiutare, i servizi disponibili rimangono inadeguati, con conseguenze significative sul piano sociale. Più della metà, il 54% degli italiani, crede che ci sia un divario crescente tra la classe medio-bassa e la classe agiata, causato dall’aumento dell’inflazione salariale e dalla riduzione dei benefici occupazionali. 

Cultura e identità: esiste un sentimento di identità nazionale? 

Nel 1861, solo il 2,5% della popolazione parlava italiano, ma oggi la lingua rappresenta uno degli elementi che uniscono il nostro paese. Tuttavia, l’identità nazionale italiana finisce spesso per essere oscurata da quelle regionali. Le celebrazioni del 17 marzo mancano dell’importanza che hanno altre celebrazioni di festività nazionali. È essenziale rafforzare il senso di nazione civile attraverso una governance inclusiva, sviluppo, investimenti nelle regioni svantaggiate e una maggiore consapevolezza storica e culturale. 

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