DDL ZAN: arcobaleni e inchiostro tra le mani
Da settimane ormai testate giornalistiche e pagine social riportano bandiere arcobaleno e mani aperte che accolgono la scritta “Ddl Zan”. Sul disegno di legge recentemente si sono pronunciati non solo politici ma anche la CEI, influencer e personaggi del mondo dello spettacolo.
Tra questi Fedez, che ieri sul palco del primo maggio ha portato avanti le sue idee a favore del Ddl Zan con un monologo chiaro e tagliente. Non finisce qui: ha criticato aspramente la Lega, la asserita censura Rai e il governo di “Mario”, come lo ha chiamato ironicamente il rapper. Condivisibili o meno, le sue parole hanno generato un dibattito pubblico ampio, inevitabilmente caratterizzato da toni accesi.
In queste ultime settimane – esattamente lo scorso 11 marzo – anche l’Unione Europea si è espressa in materia di diritti LGBTIQ+. Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che dichiara i paesi UE “Zona di Libertà”. Un atto concepito come necessario in risposta ai crimini d’odio che spesso vedono protagonisti gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersessuali e queer.
Una partita ancora aperta
Le aggressioni e le violenze nei confronti delle categorie precedentemente citate continuano a riempire le notizie di cronaca. È il caso dei due ragazzi aggrediti nella stazione metro della capitale qualche settimana fa, “colpevoli” di essersi scambiati un bacio; o di Malika, la ragazza ventiduenne cacciata di casa perché lesbica.
È questo il contesto che ha riacceso il dibattito attorno al Ddl Zan. Questa partita politica però, è tutt’altro che nuova. Ha inizio nel 2018, quando il disegno di legge è stato presentato dall’onorevole Alessandro Zan (PD) – da cui il nome. Da quel momento è stato oggetto di numerose critiche, polemiche e rinvii. Nel novembre 2020 è stato approvato in prima lettura alla Camera ma è al Senato che ha trovato numerosi oppositori, specialmente tra i partiti del centro-destra. Solamente il 28 aprile, dopo più di 1000 giorni dall’approvazione a Montecitorio, la commissione Giustizia del Senato ha calendarizzato la legge Zan, senza però stabilire una data.
Tutti ne parlano, ma cos’è e cosa comporterebbe la sua approvazione?
Una legge contro i crimini d’odio esiste ed è la cosiddetta legge Mancino 1993. Prende il nome dall’allora ministro dell’interno Nicola Mancino e mira a sanzionare la propaganda di idee fondate sull’odio razziale, religioso o etnico; e a punire chi incita a commettere o commette atti di violenza per i medesimi motivi.
Con la Legge Zan si intende modificare gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale in modo da estendere le pene e introdurre l’aggravante per reati discriminatori “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Propone inoltre di incrementare il Fondo per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri di 4 milioni di euro. L’obiettivo è promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, in che modo? Investendo nell’insegnamento e nell’educazione civica. Realizzando su scala nazionale un programma che prevede l’apertura di centri specializzati nell’assistenza – in campo legale, sanitario e psicologico – di soggetti vulnerabili e vittime di reati di odio. Infine, prevede il riconoscimento della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. Istituita nel 2004, è già riconosciuta da Unione Europea e Nazioni Unite e ricorre il 17 Maggio di ogni anno.
Tante sono le polemiche che accompagnano il dibattito. C’è chi opina che questa legge limiti il diritto di opinione e chi ha paura di un razzismo al contrario, ovvero una tutela esclusiva per la comunità LGBTIQ+. Entrambe possono essere smentite. È stata inserita una “clausola salva idee” in cui si specifica che opinioni e critiche non sono reati e che il pluralismo delle idee è legittimo. Infine, la legge mira a prevenire e contrastare tutte le forme di violenza legate all’orientamento sessuale, qualunque esso sia.