A poco più di un mese dalla scomparsa di Battiato, ricordiamo il suo genio e la sua musica immortali
Il cantautore siciliano, malato da tempo si è spento a 76 anni, lo scorso 18 maggio nella terra natale, nella sua residenza a Milo. La musica italiana, perde uno degli artisti più eclettici e raffinati. Per Battiato, noto anche all’estero, un funerale privato lontano dalle luci della ribalta e dal pubblico che tanto lo ha amato.
La sua esperienza musicale, iniziata nel lontano 1965, è stata così particolare da rendere difficile una sua omologazione a generi e stili. La sua musica ha fatto cantare, ballare ma anche pensare: il maestro, un’icona musicale, ha sperimentato la musica pop e quella lirica, ma anche quella etnica e l’elettronica. Ha offerto esperienze profonde fatte di armonizzazioni inedite, testi aulici con richiami a miti e magia (L’era del cinghiale bianco,1979); ma anche avanguardia e musica leggera, che sulle note spensierate di Centro di gravità permanente (1981) ha fatto cantare e ballare proprio tutti.
Il cammino di Battiato
Il percorso del musicista è stato lungo e vario ed ha seguito il percorso dell’uomo: Battiato ha usato la sua musica per inseguire il vero amore e quei valori da considerare importanti nella vita. Impegno civile e politico, ma anche equilibrio fra passioni terrene e ultraterrene: la ricerca della massima espressione musicale ha così offerto temi leggeri, impegnati, ma anche mistici e spirituali che lo hanno portato alla fine a scegliere una vita ascetica lontana da una dimensione fisica. Uno spirito libero in cerca sempre di essenza e verità; non voleva legami che gli avrebbero tolto libertà di sperimentazione e per questo lentamente ha scelto una vita di ascesi, meditazione, contemplazione.
Le canzoni
Ogni canzone ha avuto un tema: il senso di smarrimento e la necessità di stabilità (Centro di gravità permanente, 1981); la critica della società (Bandiera bianca, 1981); il tempo, che condiziona ogni aspetto della vita umana (La stagione dell’amore, 1983); la ricerca di un amore superiore (E ti vengo a cercare,1988); l’amore per l’essere umano (La Cura, 1986, esprime il potere curativo della musica e dell’amore); la speranza di un cambiamento possibile nella società nonostante i tanti mali (Povera Patria,1991).
La fine serena
Grazie alle sue meditazioni, nelle ultime interviste si mostrava ormai sereno: manifestava il raggiungimento di un equilibrio interiore risultato di un lungo cammino di emozioni a volte dolorose, deludenti ma anche gioiose e ricche di speranza.
Ci ha lasciato un uomo che ha sempre rifiutato stereotipi e compromessi: anche della morte ha sempre detto che non esiste. Il maestro si è addormentato pensando alla fine della sua vita terrena come ad un momento di “trasformazione”. Ci auguriamo allora che ora sia vento, e che con il suo dolce soffiare ci riporti l’eco delle sue bellissime canzoni.