Il social washing ai tempi della guerra
Mentre soffiano venti di guerra nell’est dell’Europa, marchi come Zara, Bershka e H&M hanno sospeso tutte le loro attività in Russia mostrando empatia per l’Ucraina, ma le intenzioni molto spesso non sono genuine e molti di questi marchi rischiano di cadere nel social washing. Il social washing è una pratica utilizzata per migliorare l’immagine di un’azienda attraverso iniziative di responsabilità sociale che possono non essere efficaci o nel peggiore dei casi apparire come azioni di facciata.
L’altra faccia della medaglia: il social washing
Molte delle catene di fast fashion che hanno deciso di schierarsi con il popolo ucraino sono da tempo al centro dell’attenzione per lo sfruttamento dei propri lavoratori.
I brand in un contesto di guerra riconoscono l’importanza dei diritti umani per mantenere una buona reputazione, mettendo in secondo piano le pratiche poco etiche che sono alla base dei propri guadagni.
Costruire un’immagine falsamente positiva dal punto di vista della tutela dei diritti umani, ora che tutti sono concentrati sull’emergenza umanitaria in Ucraina, rappresenta una grande ingiustizia per coloro che affrontano discriminazioni e mancate tutele sul luogo di lavoro. Le violazioni dei diritti umani in Ucraina hanno smosso le coscienze in tutto il mondo, ma per i brand che violano ogni giorno i diritti umani dei propri lavoratori si tratta di social washing.
La schiavitù moderna nell’industria della moda
La fashion industry è tra le prime cinque industrie globali a rischio di schiavitù moderna. Molti marchi che ripudiano la guerra costringono i propri lavoratori a orari continuativi, in spazi poco sicuri e senza tutele per la salute. Le persone lavorano per pochi centesimi l’ora per produrre prodotti di bassa qualità e a basso costo. Molti marchi fast fashion che supportano l’Ucraina condividono valori che sono in netto contrasto con le proprie pratiche aziendali. Concentrarsi sul rispetto dei diritti umani serve a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi delle aziende, ma per quanto ancora potranno andare avanti?