Pegah Moshir Pour e l’inno alla libertà
Durante la seconda serata del Festival di Sanremo 2023, tra un Big e l’altro, abbiamo assistito al monologo di Pegah Moshir Pour, una ragazza italiana di origine iraniane, consulente e attivista dei diritti umani e digitali. Il tema è quello della libertà in Iran.
Cosa sta succedendo in Iran
Il 16 settembre 2022 è stata uccisa per mano della polizia morale una ragazza di nome Mahsa Jina Amini poiché sospettata di non indossare correttamente il velo. Da quel momento il paese è stato investito da una rivoluzione che sta continuando, nonostante la sanguinosa repressione.
Pegah ha citato nel suo appello la parola “paradiso” e la sua derivazione dal termine persiano pardez, che significa “giardino protetto”: uomini, donne e bambini iraniani lottano per difendere i propri diritti e il proprio giardino protetto.
Il monologo
L’attivista è stata accompagnata sul palco dell’Ariston da Drusilla Foer (alias Gianluca Gori), conosciuta al grande pubblico anche per essere stata co-conduttrice in una delle serate del Festival di Sanremo 2022 e per aver presentato nello stesso anno la cerimonia di premiazione dei David di Donatello.
Durante il monologo, sono state proiettate alcune immagini della rivoluzione accompagnate dalla melodia della canzone Baraye (che in italiano vuol dire “Per…”), scritta dal cantante iraniano Shervin Hajipour, subito diventata inno del movimento di protesta. Il brano musica alcuni tweet scritti da ragazzi iraniani sulle libertà negate. Due giorni dopo la pubblicazione del brano, Shervin è stato arrestato e il suo account è stato silenziato. La canzone ha vinto un Grammy nel 2023 nell’inedita categoria “Miglior canzone per il cambiamento sociale”.
Il monologo di Sanremo è stato scandito da un elenco di dati riguardanti le restrizioni di alcune libertà in Iran:
- Per ballare per strada o ascoltare musica occidentale si rischiano fino a dieci anni di prigione;
- È proibito baciarsi e tenersi per mano in pubblico;
- Per esprimere la propria femminilità si paga con la vita;
- Ci sono più di 20 milioni di persone povere; i bambini vengono sfruttati per chiedere l’elemosina e vivono raccogliendo rifiuti;
- Il regime uccide i cani di proprietà e di strada;
- Nella prigione di Evin (Teheran) ci sono più di 18 mila tra intellettuali, dissidenti e prigionieri politici;
- Più di 1 milione sono i profughi afgani perseguitati;
- Chi è omosessuale rischia la prigione.
Le parole chiave della rivoluzione sono: per donna, vita e libertà.
Il monologo si chiude con Pegah e Drusilla che si guardano dicendo “per la libertà”, e si abbracciano accompagnate dall’applauso del pubblico.
Per guardare il video del monologo si rimanda al seguente link: Il monologo di Pegah e Drusilla