Una guardia svizzera racconta il giubileo
Ogni Giubileo è un evento straordinario che richiama milioni di pellegrini da tutto il mondo verso Roma, ma pochi si soffermano a riflettere su chi vive questa esperienza da una prospettiva privilegiata e impegnativa: le guardie svizzere pontificie.
Custodi del papa e del Vaticano da oltre 500 anni, rappresentano il cuore operativo della sicurezza e dell’ordine durante i momenti più significativi della cristianità.
Grazie a un’intervista esclusiva, il nostro interlocutore, Eliah Cinotti, condivide dettagli sulla preparazione, sui protocolli e sulle emozioni legate a un evento di grande portata come il Giubileo.
È il suo primo Giubileo o ha partecipato anche a edizioni precedenti?
Si, è il mio primo giubileo, poiché sono entrato a far parte del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia il 1° ottobre 2019.
Come si prepara una guardia svizzera per un evento straordinario come il Giubileo? Ci sono stati cambiamenti nei protocolli o nella routine rispetto a un anno ordinario?
La preparazione per il Giubileo è iniziata due anni fa, con il reclutamento e una maggiore visibilità in Svizzera tramite social e documentari. L’anno scorso abbiamo intensificato la formazione continua su psicologia, autodifesa e gestione delle armi. Quest’anno affrontiamo l’evento con tanta fede, in linea con il tema del Giubileo, “Pellegrini di speranza”. La sfida maggiore, però, è monitorare l’affluenza e adattarci alle variazioni, come è successo durante il periodo natalizio, quando abbiamo gestito mezzo milione di persone in pochi giorni.
Il Giubileo comporta un grande sforzo logistico per il Vaticano. Dal suo punto di vista, quali sono i momenti più complessi da gestire durante gli eventi principali?
Abbiamo individuato 68 giorni critici nel 2025, tra cui il Giubileo dei giovani a fine luglio e inizio agosto, che potrebbe attirare un milione di persone, il Giubileo delle Forze Armate, Pasqua e Natale. Questi eventi richiedono una preparazione straordinaria per gestire l’afflusso di pellegrini, così come il 6 maggio, una data importante per noi svizzeri.
C’è qualche curiosità legata alla preparazione o alla vita di una guardia svizzera durante il Giubileo che vorrebbe condividere?
Abbiamo modificato turni e ferie per bilanciare lavoro e riposo. Ad esempio, nei periodi meno intensi cerchiamo di dare maggiore libertà alle guardie, mentre abbiamo anticipato la pianificazione delle vacanze rispetto al solito. Questi cambiamenti aiutano a gestire meglio le sfide che il Giubileo comporta.
Qual è la sua riflessione personale sul messaggio di questo Giubileo e sul contributo che può dare la Chiesa in questo momento storico?
La Porta Santa è un simbolo di speranza e di unità: attraversarla significa lasciare da parte divisioni e pesi, sia che si tratti di ricchi o poveri, ucraini o russi. A livello personale, vedo il Giubileo come un’opportunità per sperare in un mondo migliore e per ricordare che la Chiesa offre sempre un messaggio di rinascita e fiducia, soprattutto dopo eventi come la pandemia.
Il Giubileo è solo all’inizio: come immagina i prossimi mesi? Quali sono le sue aspettative per il resto dell’anno?
Dal nostro punto di vista, all’interno del Vaticano è tutto ben organizzato, mentre all’esterno l’Italia si sta impegnando molto per garantire sicurezza e accoglienza, nonostante qualche difficoltà. Personalmente, considero il Giubileo un’opportunità unica e storica. È emozionante vedere così tante persone condividere la speranza e affrontare le sfide logistiche sapendo che il nostro lavoro aiuta i pellegrini a vivere questa esperienza.
Quale messaggio personale vorrebbe dare ai pellegrini e ai fedeli che parteciperanno al Giubileo?
Entrate con il cuore alleggerito, lasciate da parte divisioni e difficoltà. Quando entrate in una chiesa, ricordate che non è un museo, ma un luogo di pace e spiritualità, dove si può ritrovare serenità e speranza.
Dunque dalle sue risposte emergono non solo i sacrifici e le responsabilità che il ruolo comporta, ma anche il valore spirituale e umano che queste figure incarnano, così come la loro missione che unisce tradizione, fede e dedizione.