Giovani in quarantena: tra difficoltà di adattamento e senso di responsabilità
Quello che attualmente viviamo è un momento straordinario e di emergenza collettivo, che coinvolge tutti, indistintamente. Se adattarsi alle novità, cambiare radicalmente le proprie abitudini, non è mai facile, accettare di seguire norme che giustamente impongono una restrizione della libertà personale lo è ancora meno. Tuttavia per alcune categorie le nuove imposizioni, che necessariamente fanno ora parte del nostro quotidiano, possono diventare un vero e proprio motivo di disagio: primi fra tutti, i giovani.
Improvvisamente, si deve rinunciare al pub del sabato sera e, più in generale, viene vietata qualsiasi tipo di interazione e confronto sociale; ciò che è, notoriamente, il fulcro della vita di un giovane.
La prima nemica in agguato è la noia che rende lunghe e monotone le ore del giorno, porta stati d’animo negativi e alla ricerca dei rapporti sociali a distanza. Questo è riscontrabile nella volontà di effettuare videochiamate con gli amici sui social, come per non perdere definitivamente il “contatto” con l’esterno, come per cercare di avvicinarsi, se pur lontanamente una situazione, quanto più possibile, ancora “normale”.
Il primo strumento di contrasto della noia è ovviamente lo smartphone, di cui si abusa più di quanto non s facesse prima. L’attività all’aria aperta è privilegio dei pochi che dispongono di un giardino o, comunque, di uno spazio aperto. Paradossalmente lo studio diventa più difficoltoso in una situazione in cui si ha moltissimo tempo libero, si tende a non fare nulla e ad avere voglia di fare ancora meno.
In questo momento storico vengono completamente stravolte abitudini basilari come il fare lezione, che ora avviene in maniera virtuale. Da questo punto di vista sono constatabili aspetti positivi per chi principalmente risiede lontano dall’università e che, in questo particolare momento, ha la possibilità di risparmiare ore di viaggio. Ma questa nuova modalità costituisce un aspetto positivo anche per chi semplicemente preferisce stare a casa e dormire qualche ora in più. Al contempo, tuttavia, è impegnativo abituarsi alla mancanza di una lezione frontale, molto spesso costituita dall’interazione con il professore e con i colleghi, dalla possibilità di associare alla teoria esercitazioni pratiche, o semplicemente dall’immersione a trecentosessanta gradi nell’ambiente universitario.
Se da un lato molti giovani, nonostante le palesi difficoltà rispetto al mondo adulto, hanno compreso e metabolizzato la gravità della situazione, rispettando quanto richiesto, dall’altro si evince un’incapacità da parte di molti di seguire le regole che giustamente impongono la totale chiusura in casa e il conseguente isolamento sociale. Spesso i mezzi di informazione ci raccontano di giovani che faticano a rispettare le nuove norme, guidati dalla noncuranza dell’altro e delle conseguenze negative che potrebbero arrecare a chiunque sia, in qualche modo, a contatto con loro.
Il tutto è accompagnato da un senso di insicurezza del futuro universitario e non. Tutt’ora restano, infatti, irrisolti interrogativi come lo svolgimento degli esami delle prossime sessioni, la durata effettiva dello stato di quarantena, l’evoluzione generale a livello mondiale del Covid-19; situazione che attualmente provoca uno stato di incertezza, precarietà e preoccupazione.