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Fabrizio De André e la libertà degli ultimi

Il prossimo 18 febbraio, giorno della nascita di Fabrizio De André, non sarà solo un’occasione per ricordare uno dei più grandi cantautori italiani, ma anche per riflettere sul messaggio profondo che trasmettono le sue canzoni. Se c’è un tema che attraversa tutta la produzione artistica di De André, è quello della libertà, intesa non solo come diritto universale, ma anche come rivendicazione degli ultimi, degli esclusi, di coloro che vivono ai margini della società.

Un canto per i ribelli e gli emarginati

Dalla sua prima produzione fino agli ultimi lavori, De André ha sempre dato voce a coloro che la società tende a ignorare o condannare. Canzoni come “Bocca di Rosa, La città vecchia” e “Via del Campo” raccontano con umanità le vite di prostitute, mendicanti e delinquenti, senza mai giudicarli. In un’epoca in cui la morale dominante li condannava, De André ne esaltava la dignità, trasformando la loro condizione in una forma di ribellione contro l’ipocrisia borghese. Così anche nella canzone “Il pescatore”, in cui la figura del vecchio pescatore che accoglie e non denuncia il fuggiasco rappresenta un simbolo di libertà interiore, di rifiuto delle convenzioni sociali imposte, un’idea di giustizia più umana e meno vincolata alla legge.

La libertà come denuncia sociale

Uno dei temi centrali nella poetica di De André è la denuncia di una società che limita la libertà individuale, spesso con il pretesto della legalità e della morale. “Il testamento di Tito” è forse il brano più esplicito in questa direzione: attraverso una reinterpretazione dei Dieci Comandamenti, il protagonista smonta pezzo per pezzo le regole imposte dall’alto, rivelandone le contraddizioni e l’ingiustizia.

Anche “La ballata dell’eroe” e “La guerra di Piero” parlano di una libertà negata, quella dei giovani mandati a combattere guerre decise da altri, condannati a perdere la vita per cause che non hanno scelto. La guerra, per De André, è il massimo simbolo della privazione della libertà, un meccanismo in cui gli uomini diventano strumenti di potere e non più individui.

Gli anarchici e la libertà assoluta

Il pensiero di De André sulla libertà è profondamente legato alla sua vicinanza agli ideali anarchici. Nell’album “Storia di un impiegato”, il protagonista vive un percorso di presa di coscienza che lo porta dalla rassegnazione alla ribellione contro il sistema, che lo porterà però a scontrarsi con la repressione e il carcere. È una chiara critica al controllo sociale, alla repressione delle idee scomode, alla paura che la libertà possa trasformarsi in rivoluzione.

Non è un caso che De André abbia spesso cantato la libertà attraverso figure storiche e leggendarie, come nel caso di “Nancy”, la cui protagonista è una giovane donna che sceglie la propria indipendenza a costo della vita, o di “Khorakhané”, che racconta la difficile esistenza del popolo rom, la cui libertà di movimento e cultura è continuamente ostacolata dal pregiudizio.

La libertà ritrovata: il sequestro in Sardegna

Il concetto di libertà per De André si è scontrato direttamente con una drammatica esperienza personale: il sequestro subito nel 1979 in Sardegna, quando insieme alla compagna Dori Ghezzi fu rapito dall’Anonima Sequestri e tenuto prigioniero per quattro mesi. Lontano dal mondo, senza sapere se sarebbe mai tornato libero, De André ha vissuto sulla propria pelle cosa significa essere privati della libertà.

Eppure, una volta liberato, il cantautore non ha espresso rancore, anzi, ha mostrato comprensione verso i suoi carcerieri, riconoscendo che anche loro erano vittime di un sistema che non lasciava alternative. Questo episodio ha rafforzato il suo pensiero: la vera prigione è quella imposta dalla società, dalla povertà, dalle ingiustizie sociali.

Una lezione ancora attuale

Le canzoni di De André sono ancora oggi un manifesto di libertà. In un mondo in cui nuove forme di censura, discriminazione e ingiustizia continuano a limitare la libertà di molti, il suo messaggio risuona più forte che mai. Studiare e ascoltare De André significa comprendere che la libertà non è solo un diritto, ma una responsabilità, un ideale da difendere ogni giorno.

Come diceva lui stesso: “Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?”. Una domanda che resta aperta per ognuno di noi. 

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