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30 anni Scienze della comunicazione in Lumsa, la voce dei docenti

In occasione dei trent’anni del Corso di Scienze della comunicazione abbiamo deciso di intervistare chi della comunicazione ne ha fatto un mestiere e una ragione di vita. Sono il professor Raffaele Lombardi, con cui abbiamo parlato di comunicazione e di eventi mediali che hanno cambiato la storia; e con il professor Francesco Nespoli, che ci ha parlato del suo percorso e di ciò che si augura per il Corso di laurea.

Iniziamo da lei, professore Lombardi, come ha contribuito in questi trent’anni lo studio delle Scienze della comunicazione nella nostra società?

“Fortunatamente è un ambito sempre meno discriminato. Quando io mi sono iscritto come studente di scienze della comunicazione lo era tanto, sia a livello accademico, perché non veniva considerata una facoltà competitiva, che istituzionale in quanto era previsto, per qualsiasi organizzazione, un budget basso. La maggior parte dei miei compagni, me compreso, si è laureato in giornalismo. Ai tempi era il modo più semplice per giustificare i nostri studi. Oggi, come ho detto, è un’area di studio molto meno discriminata e questo perché finalmente le persone, soprattutto le ultime generazioni, hanno compreso il ruolo fondamentale che la comunicazione ha nella nostra società; il che ci ha permesso di avere un placement accademico decisamente migliore. La necessità della sua applicazione è ormai inevitabile e ciò ora lo riconoscono anche figure completamente estranee al settore, come dottori e ingegneri”.

Se potesse scegliere cosa migliorare in questo settore, quale sarebbe la sua scelta? 

“Se dovessi pensare a cosa migliorare in questo campo e su cosa investire direi assolutamente la ricerca scientifica, ma più di tutti l’educazione ai media, perché manca completamente. Le giovani generazioni vanno tutelate, già dai primi anni di studio. È necessaria un’alfabetizzazione allo strumento, per tutti”.

Quali sono gli eventi e i progetti che secondo lei hanno segnato questi trent’anni per la facoltà, a livello nazionale?

“Gli eventi più importanti io li legherei allo sviluppo dei media. La facoltà nasce negli anni ’90, il momento di esplosione della dieta mediale. C’è stata un’evoluzione delle tecnologie informatiche e mediali che ha segnato questo periodo storico e ha cambiato la nostra visione della vita. Aggiungiamo la globalizzazione, a livello culturale, politico ed economico. Pensiamo all’attentato alle Torri gemelle o al matrimonio di Diana e Carlo, sono stati fondamentali a livello mediatico perché due dei primi momenti nei quali il mondo si è trovato in diretta”.

E ora passiamo al professor Nespoli. Cominciamo con il chiederle perché ha scelto di insegnare Sociologia nel Corso di laurea in Scienze della comunicazione.

“La scelta di insegnare sociologia viene dalla scelta di studiarla. Ha sempre risposto ai miei interessi, fin da ragazzo, in quanto appassionato di televisione. La mia scelta di insegnare deriva sicuramente dal fatto che c’è stato qualcuno che ha creduto in me e ha insegnato bene. Nel mio dottorato mi venne chiesto di occuparmi della comunicazione politica e sindacale, in relazione all’oggetto della mia ricerca. Io mi trovai a dover sviluppare tutto l’armamentario concettuale  teorico che avevo adottato nello studio dei media e della sociologia. Dopo il dottorato ho avuto l’opportunità di proseguire gli studi per poi approdare in LUMSA”. 

Guardando al futuro, che cosa si augura per il Corso di Comunicazione?

“Può sembrare banale ma non lo è, la sfida più grande è l’intelligenza artificiale. Io mi auguro che vengano riconosciute tutte le capacità insuperabili in quanto umane, e questo lo possiamo fare solo guardando un attimo al passato. Il rischio ora è quello di perdere la fiducia nelle capacità umane e dare priorità solo alle macchine, soprattutto tra voi giovani studenti. Vanno compresi i suoi limiti. La funzione dell’università in questo scenario è quella di mantenere gli studenti affamati di un desiderio di curiosità e la LUMSA lo sta facendo bene”.

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