Ansia e depressione tra i giovani: una pandemia parallela
A due anni di distanza dall’inizio della pandemia, dopo lockdown, DPCM, didattica a distanza, il Covid-19 è ancora l’argomento principale di ogni conversazione. Abbiamo acquisito la consapevolezza che la normalità tanto agognata non tornerà molto presto, come pensavamo inizialmente. Infatti, l’adrenalina del primo lockdown è svanita ed è stata sostituita da un costante stato di stanchezza emotiva.
Incremento di ansia e depressione tra i più giovani
La sensazione di perenne allerta e preoccupazione può essere sostenibile per poche settimane, ma non per quasi due anni. Era quindi prevedibile che, parallelamente alla crisi pandemica, si scatenasse una crisi mondiale della salute mentale, soprattutto fra i giovanissimi. L’incidenza di depressione e ansia tra adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia e un’ampia analisi pubblicata su JAMA Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, ha dimostrato che oggi un adolescente su quattro, in Italia e nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su cinque segni di disturbo d’ansia. Infatti, nel corso di questi due anni gli adolescenti hanno dovuto imparare a rinunciare alla loro spensieratezza per tutelare i più fragili e talvolta questo ha spento il loro entusiasmo verso il futuro e verso la vita in generale.
Per i bambini più piccoli una realtà senza Covid non è mai esistita
Spesso non si riflette su ciò che riguarda i bambini più piccoli, per i quali il mondo come lo conoscono gli adulti – la cosiddetta “vita normale” – è come se non fosse mai esistita. Addirittura, per chi ha meno di quattro anni una realtà senza Covid-19 non è praticamente mai esistita, perché non si hanno ricordi nitidi prima dei due anni. Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù di Roma, afferma che “I piccoli si adattano rapidamente alla vita. E quindi alla vita di adesso. Per i bambini dai quattro ai sei anni i ricordi precedenti al 2020 possono essere sbiaditi. Considerano la normalità quello che accade ora. Non avendo percezione di come era il prima, valutano l’oggi come normale”.
La soluzione del governo
La pandemia fa sentire tutto il suo peso sulle giovani generazioni e la situazione potrà avere conseguenze negative sul lungo periodo. Ciononostante, e malgrado il sostegno di tutti i partiti, il Bonus psicologo non è stato inserito nella Legge di Bilancio 2022. La decisione presa dal governo è stata aspramente criticata e così più di quattrocentomila persone hanno firmato per far approvare l’agevolazione, che è stata accettata lo scorso 17 febbraio, seppure con alcune limitazioni rispetto al piano originale. L’agevolazione arriva ad un massimo di 600 euro all’anno ed è possibile accedervi in base all’Isee. L’obiettivo del bonus è quello di aiutare economicamente le persone che decidono di rivolgersi a uno psicologo, anche alla luce delle conseguenze della pandemia.
I giovani tentano di difendersi come possono
Nonostante questo lento passo avanti fatto dal governo, lo stato di malessere emotivo tra i giovani ha comunque raggiunto livelli mai considerati prima. Molti di loro sono arrivati a provare repulsione verso ciò che sta accadendo. Tuttavia, se da una parte è giusto fare sì che la pandemia non monopolizzi le vite e i pensieri di tutti, dall’altra, evitando completamente l’argomento, c’è il rischio di essere imprudenti di fronte alla realtà dei fatti. Bisogna quindi trovare un equilibrio per tutelare tanto la salute fisica, quanto quella mentale. Alla fine, sta ad ognuno di noi decidere se essere responsabilmente fiduciosi o saggiamente prudenti: la differenza fra l’uno e l’altro comportamento è estremamente sottile, le conseguenze sulla nostra salute sono, invece, estremamente rilevanti.