Bronzi di Riace: 50 anni fa il ritrovamento delle due statue che incantarono il mondo
Grazie ad una segnalazione del sub romano Stefano Mariottini durante un’immersione nelle acque di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, furono rinvenute il 16 agosto del 1972 due statue di grosse dimensioni, parzialmente coperte di sabbia. Si tratta dei cosiddetti Bronzi di Riace, due sculture in bronzo di origine greca risalenti al V secolo a.C., raffiguranti probabilmente due guerrieri dell’antica Grecia, oggi conservate nel Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria.
Il luogo di ritrovamento
Le operazioni di recupero furono coordinate da Giuseppe Foti, all’epoca soprintendente archeologico regionale, al largo della località di Porto Forticchio di Riace Marina, un porto antico che ancora oggi presenta tracce evidenti di una diga e di una torre di epoca angioina posta sui rilievi circostanti, costruita per proteggere l’approdo e come luogo di tassazione delle merci che entravano nel Regno di Sicilia via mare.
La fase di restauro
Dopo il recupero, le due statue furono sottoposte a una serie di importanti restauri: il primo, realizzato a Firenze dal 1975 al 1980, ha riguardato in particolare la pulizia e la conservazione delle superfici esterne; nel secondo intervento, operato sui Bronzi a Reggio Calabria dal 1992 al 1995, si è lavorato soprattutto sull’eliminazione delle terre di fusione che avevano favorito processi di corrosione dannosi per le opere. La rimozione della terra si è finalmente conclusa nell’ultimo restauro del 2010, presso la sede del Consiglio Regionale della Calabria.
Accanto ai due Bronzi non è stato rinvenuto nessun altro reperto antico che potesse aiutare a ricostruire il modo in cui le statue siano arrivate in quel posto. È cominciato così il loro grande mistero, ancora oggi irrisolto.
La leggenda
Si pensa che i Bronzi di Riace facessero parte di un unico gruppo statuario che raffigurava il momento antecedente al duello fratricida tra Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone, quelli del mito dei “Sette contro Tebe” della tragedia di Eschilo. Il bronzo A (Polinice) appare più nervoso e vitale, mentre il bronzo B (Eteocle) sembra umano e rilassato. Entrambi trasmettono comunque una sensazione di potenza dovuta in particolare alla posizione delle braccia. La nudità eroica che li caratterizza ha identificato dei ed eroi: solo questi infatti, nel mondo greco, avevano diritto a essere rappresentati in questo modo.
Candidati a diventare Patrimonio Unesco
In occasione del cinquantenario di questa eccezionale scoperta archeologica, nel corso dell’estate del 2022 la Regione Calabria ha promosso alcuni progetti di grande interesse, finalizzati a valorizzare le bellezze del patrimonio culturale e archeologico del territorio. Le due statue, recentemente candidate a diventare patrimonio Unesco, rappresentano senz’altro, per citare le parole di Dario Franceschini, ministro della Cultura nel periodo delle celebrazioni dell’evento, “un investimento e una sfida per il nostro Paese. Sono un attrattore unico, devono diventare un simbolo dell’Italia”.