Digital Green Certificate: tra dubbi e speranze
Mentre la pandemia continua ad abbattersi sugli Stati dell’Unione Europea e l’estate si avvicina, la Governance del vecchio continente punta alla ripresa del comparto turistico con la consapevolezza di dover convivere ancora, almeno per quest’estate, con il nemico invisibile. Tra le misure allo studio vi è il Digital Green Certificate, il passaporto vaccinale.
Cos’è e in cosa consiste il passaporto vaccinale
Il Digital Green Certificate dovrà essere approvato dal Parlamento europeo dopo la proposta della Commissione e mentre le polemiche continuano a mettere in discussione l’utilizzo del “passaporto vaccinale”, così ribattezzato dalla stampa italiana, la sua entrata in vigore è prevista per il mese di giugno. Il certificato verde consiste in un qr code che sarà disponibile in formato cartaceo o digitale, attraverso il quale si potrà dimostrare l’avvenuta vaccinazione o l’esito del tampone negativo entro le 72 ore precedenti allo spostamento. Questo nuovo documento di viaggio avrà valore all’interno degli Stati dell’Unione e sarà aperto anche a Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein.
Le zone d’ombra del passaporto vaccinale
Se lo scopo del passaporto vaccinale è quello di salvaguardare l’imminente stagione turistica di alcuni Stati come la Grecia, che si era fatta portavoce della proposta, ed evitare una diffusione ulteriore delle varianti del virus, le discussioni sulle sue conseguenze non potevano mancare. Una discussione più che lecita se si considera che non tutti gli Stati membri avranno completato il processo di vaccinazione entro l’estate e se si evidenzia come non sia ancora stato possibile dimostrare a livello scientifico il fatto che gli attuali vaccini proteggono da future varianti del covid-19. Riuniti gli elementi su cui si basano le opinioni contrarie all’utilizzo del passaporto, si potrebbe parlare di una sorta di duplice discriminazione contro gli Stati e i cittadini non ancora vaccinati per l’estate. Non per questo però non potranno viaggiare: chi non avrà ricevuto le dosi avrà comunque la possibilità di spostarsi tra uno Stato e l’altro, dimostrando attraverso il Green Certificate di essere risultati negativi ad un tampone (PCR) entro le 72 ore precedenti allo spostamento.
Tra dubbi e speranze
La questione del passaporto vaccinale ha dunque sollevato molteplici dubbi tra studiosi di diversi campi e tra gli stessi cittadini europei, che restano speranzosi di poter ritornare a viaggiare dopo un anno di forti restrizioni e numerose paure. Nel frattempo, il settore turistico inizia a prepararsi a un’eventuale ripresa, sperando nell’effettiva funzionalità del passaporto vaccinale e nella voglia delle persone di ritornare pian piano a quella normalità che tanto manca.