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Il disagio giovanile e il Complesso di Telemaco

Telemaco non ha mai conosciuto suo padre, ma con lo sguardo fisso sull’orizzonte marino attende che dal vasto spazio di acqua e cielo arrivi “qualcosa”. Telemaco domanda giustizia: nella sua terra devastata dal godimento incestuoso dei Proci non c’è più Legge, non c’è più rispetto, non c’è più ordine simbolico. Nel crepuscolo dell’etica Ulisse incarna la speranza di un futuro che si può ancora “sistemare” e la possibilità di realizzare quel movimento singolare di riconquista del proprio avvenire per riconoscersi come figlio, mostrando che la vita può avere un senso, superando il disagio giovanile caratteristico dell’età contemporanea.

Un’umanità in cerca di sé stessa

Con il libro Il complesso di Telemaco, Massimo Recalcati ci regala una riflessione affascinante sulla paternità e sulla sua “evaporazione”, esplorando il disagio giovanile nella società contemporanea, in un’epoca segnata dalla perdita di orizzonti di senso che conduce irrimediabilmente nel baratro dell’anomia. 

È “un’umanità in cerca di sé stessa, che si perde nel suo stesso smarrimento”, come mostra efficacemente il pittore fiammingo Bruegel nella Parabola dei ciechi, in cui raffigura sei uomini privi di vista che si guidano l’un l’altro trascinandosi insieme verso una discesa fatale.

Telemaco tra Edipo e Narciso

Non è più sufficiente la colpa cieca per il desiderio criminale di Edipo per interpretare la crisi dell’identità giovanile, e tantomeno l’egocentrismo di Narciso, che si specchia nell’immagine della sua bellezza sterile da cui è sedotto mortalmente. Serve un nuovo sguardo sulla crisi che attraversa l’Occidente e il rapporto tra le generazioni. E questo sguardo è quello di Telemaco, che incarna la possibilità di vivere eticamente e di incarnare il desiderio autentico.

I giovani e l’eredità

In un mondo che ha perso i suoi riferimenti simbolici e che naviga nell’incertezza, Recalcati invita a riappropriarsi della propria eredità, intesa come passaggio simbolico e psichico tra generazioni finalizzato alla trasmissione di un senso e alla possibilità di rifondazione della propria identità. Ulisse non è solo un padre che manca fisicamente: lascia in eredità un vuoto, una mancanza che diventa fondamentale nel processo di formazione dell’identità di Telemaco. 

Ma questa assenza non è solamente un semplice fardello, rappresenta anche una sfida che il figlio è chiamato a risolvere. Il padre è presente nel suo non esserci, e quella mancanza diventa la chiave di volta per l’autodeterminazione del figlio. 

In questo scenario, il “complesso di Telemaco” diventa una metafora potente per i giovani di oggi, che si trovano a vivere una condizione simile a quella di Telemaco: un viaggio alla ricerca di sé stessi, ma privo di certezze. In una società che sembra aver smarrito le proprie coordinate etiche, i giovani rischiano di essere catturati da un mondo senza punti di riferimento, dove l’unica via di uscita sembra essere quella della ricerca del godimento e della gratificazione immediata. Il viaggio di Telemaco non è solo una questione familiare, ma un simbolo universale di un cammino di ricerca, autonomia e rinascita che riguarda tutti noi, chiamati a riscoprire il nostro posto nel mondo.

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