L’opinione / Elon Musk, una critica psicoanalitica
Il piccolo grande Elon MusK nasce a Pretoria, in Sudafrica, il 28 giugno 1971. Suo padre, Errol, è un ingegnere esaltato, violento e sadico, convinto di aver individuato la chiave per risolvere la realtà, ossia la relazione tra il “caso” e la sequenza di Fibonacci. Come se non bastassero le follie paterne, Elon viene preso di mira dai suoi compagni di classe della severissima Pretoria Boys High School, in cui passa anni d’inferno. Per sfuggire a questa terribile realtà, il futuro uomo più ricco della terra si rifugia nella lettura. Inizialmente si focalizza su Nietzsche, Schopenhauer ed Heidegger, cercando il senso dell’esistenza nella filosofia, ma, turbato dalla possibilità che forse la vita non ha alcun senso, si immerge nel mondo della letteratura fantascientifica. Così il giovane Elon scopre la potenza creatrice e distruttrice della tecnologia, e capisce anche come essa sia sfidabile solo sul suo stesso terreno, ossia appropriandosi del sapere e del potere presenti nell’Universo.
Musk tra Intelligenza Artificiale e SpaceX
Tra tutte le possibili sventure, ne esiste una che terrorizza Musk più di ogni altra: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generale (AGI), cioè un’Ai più intelligente degli esseri umani. Bizzarro vero? Senza Ai non esisterebbe nessuna delle sue aziende. È proprio per questo che l’agire di Elon Musk è così proteso verso l’avvenire da non potere essere spiegato con argomentazioni razionali. Contraddizioni a parte, quando parla di Agi, Elon sta in realtà rivivendo il suo trauma nel senso freudiano della dis-locazione: la sua infanzia doveva essere salvata da quel mostro che era suo padre, essere ambiguo, imprevedibile e manipolatore, così come l’umanità deve essere protetta dall’indecifrabile potenza dell’Ai, impossibile da arrestare. Musk sta tentando di salvare il mondo esattamente come ha cercato di salvare sé stesso, attraverso una sorta di “esorcismo in-effigie”. L’unica differenza è che al posto di rintanarsi nei libri o fuggire in Canada per seminare la sua nemesi, adesso Elon mira allo spazio per vincere l’Anticristo. Ecco il fine della chimerica SpaceX: colonizzare Marte, perché, come spesso Musk ama ricordare citando il cosmista russo Ciolkovskij: “La Terra è la culla dell’umanità, ma l’umanità non può rimanere nella culla per sempre”.
NeuraLink
Per il nostro “Messia”, per scongiurare l’estinzione del genere umano, oltre che per creare una specie multiplanetaria, occorre potenziare la nostra coscienza nel medio periodo tramite impianti cerebrali, al fine di raggiungere un potenziamento cognitivo in grado di colmare il divario sempre più profondo tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. È questa la mission aziendale di NeuraLink. L’obiettivo ultimo sembra proprio quello di voler creare un “oltreuomo nietzschiano imbevuto di tecnologia” capace di trasvalutare tutti i valori e di “calpestare tutti gli dèi”, svelando la sua inarrestabile Wille zur Macht.
X
L’ennesimo mostro che Elon vuole combattere è la cultura woke, “filosofia estinzionista che sta spingendo la civiltà al collasso” e ha “ucciso suo figlio Xavier” (oggi Vivian Jenna Wilson all’anagrafe dopo il cambio sesso). L’acquisizione di Twitter (oggi X) ha infatti il compito di frenare l’avanzata del wokismo e del suo dogmatismo intollerante e censorio, costruendo uno spazio pubblico libero da censure in cui possa germogliare un paradigma culturale libertario e favorevole al progresso tecnico-scientifico.
La “soluzione finale”
Pertanto, secondo Elon, l’umanità potrà redimersi solo ampliando i confini della sua consapevolezza attraverso il potenziamento delle proprie capacità intellettive (NeuraLink), espandendo gli spazi in cui esercitare la libertà di espressione (X) e oltrepassando i limiti dell’umanità, che deve evolversi in una specie multiplanetaria (SpaceX). L’hybris esacerbata, all’ennesima potenza. Il nostro caro Musk dovrebbe forse ricordarsi che chi si spinge troppo in alto come Prometeo, rubando il fuoco agli dèi e sfidando le leggi divine, rischia di cadere nell’abisso della punizione, consumato dall’ardore di un desiderio che sfida l’equilibrio cosmico. Proprio come la cera delle ali di Icaro, sciolta dal sole implacabile, che non può sostenere il peso di un volo troppo audace.