Food porn, l’ultima frontiera del cibo sui social
Food porn. Cibo e piacere. Un connubio antichissimo. Dalla cena di Trimalcione alle spadellate di Max Mariola. Il simbolo del boom della food economy ai tempi dei social. Basta aprire Instagram per trovarsi davanti alla nuova frontiera della cucina. Oltre trecento milioni di post con l’hashtag foodporn. Il cibo buono da vedere, in sostanza. Legittimo chiedersi se sia pure buono da mangiare.
Da Fusca a Falcone, e non solo
I social network offrono spesso un’alternativa al lavoro tradizionale. Una strada nuova, intrapresa da molti durante il lockdown del 2020. È il caso di Federico Fusca. Un esperimento nato per gioco, che unisce le sue grandi passioni: la cucina e la comunicazione.
Ma attenzione, non serve essere cuochi provetti per avere successo con il cibo sui social. Lo testimonia Vincenzo Falcone, tra i primi imprenditori in Italia ad aver intuito le potenzialità del web nel mondo della ristorazione. Nel 2019 l’inizio della collaborazione con Gianandrea Squadrilli di Italy Food Porn. Insieme fondano Golocious, catena di ristoranti specializzati nell’arte degli hamburger. L’idea di fondo? Sempre la stessa: cibo bello da vedere e buono da mangiare. Tutti d’accordo? Non proprio.
Alessandro Bologna e Giulia Balestra – in arte Franchino il criminale e Giulia Crossbow – mettono in guardia dagli influencer che sponsorizzano locali in nome del cibo bello da vedere. Uno di questi? Proprio Golocious. Pronta la risposta di Falcone: “Non ha senso entrare in un ristorante e dire che fa tutto schifo, come fa Franchino”. Ed è polemica.
Neuroscienziati e neurometabilismo
L’hashtag foodporn nasconde spesso un mondo di sprechi e diseducazione alimentare. Guido Mori, direttore dell’Università della Cucina Italiana, conduce sui suoi canali una personale battaglia culturale contro queste derive. Così in un suo reel: “Food porn significa produrre qualcosa che costi pochissimo, da vendere a un pubblico che lo paghi tantissimo”. Con conseguenze sulle abitudini alimentari di chi guarda questi video. Perché il food porn prende il controllo del nostro cervello. Come? Lo spiega il team di neuroscienziati guidato da Charles Spence dell’Università di Oxford in “Mangiare con gli occhi. Dalla fame visiva alla sazietà digitale”. La vista e l’odore del cibo ricco di grassi inviano infatti una scossa al cervello delle persone affamate, aumentando il loro neurometabolismo. “Come quello sessuale, il porno alimentare ci permette di desiderare cose tabù”, afferma la psicologa Susan Albers in un articolo su ABC News.
La visione di questi contenuti condiziona le nostre abitudini già dai primi anni di vita. Uno studio pubblicato sulla rivista NCBI – National Center for Biotechnology Information – svela come i modelli dietetici non salutari proposti sui social possono indirizzare i desideri e i gusti dei bambini. E il bacino d’utenti è in espansione: secondo una ricerca Buzzoole già nel 2020 più della metà degli italiani (54%) seguiva i food influencer per ricevere consigli culinari.
I social, uno strumento potentissimo
Nel mare magnum del food porn, in ogni caso, esistono anche isole felici. Ne abbiamo parlato all’inizio del nostro racconto. Anche perché “i social sono uno strumento potentissimo”. Parola di Mori. Nel bene e nel male. O meglio, nei buoni e nei cattivi piatti. Col rischio, nascosto dietro ai fornelli, di piegare la cucina alla logica dei like.
Niccolò Maurelli – Master in giornalismo della LUMSA