Gai Mattiolo ad Aìko, “mi lascio ispirare dal momento”
Da anni le giacche scintillanti indossate da Amadeus lasciano la sua inconfondibile firma sul palco di Sanremo. Ma già da decenni il famoso stilista, classe ’68, è icona affermata della moda in tutto il mondo. Per la prima volta ad Aìko, in un’intervista coinvolgente: Gai Mattiolo, racconta le origini delle sue creazioni.
Cosa ispira le sue creazioni? C’è mai stata una musa, o stilisti del passato, da cui trae ispirazione?
Mi lascio ispirare dal momento: posso trarre ispirazione da un luogo, da un profumo o anche da un colore che mi entusiasma. Muse vere e proprie no, ma ho sempre ammirato molto Gianni Versace, Giorgio Armani e Valentino Garavani.
Quando progetta un capo per un personaggio della televisione, come Raffaella Carrà, Antonella Clerici o Amadeus, cosa tiene più in considerazione?
Tengo in considerazione le esigenze del personaggio. Ad esempio Amadeus –che vestiamo in tutti i suoi programmi- ama molto il blu e le linee attillate; sul palco si muove molto e ama essere a suo agio. Inoltre nei suoi abiti non deve mai esserci il verde e gli abiti per lui sono tutti sartoriali. Mi sono divertito a creare ricami che lo facciano brillare. Con Raffaella è stato un grande amore, sono riuscito a farle togliere le sue amate spalline e i plateau alle scarpe. Anche con Antonella e Veronica Pivetti mi sono molto divertito, sono due donne fisicamente diverse ma entrambe estremamente ironiche: creare i loro outfit è stato davvero gratificante.
Ultimamente nel mondo della moda si assiste a due fenomeni contrapposti: quello del fast fashion, con società come Shein, e quello dei mercati dell’usato. Cosa pensa di questi fenomeni? Sono tendenze che continueranno a lungo o semplici mode presto destinate a finire?
Sono due mondi diversi proprio a livello concettuale: la fast fashion, lo dice il nome stesso, ha una vita brevissima. Sono capi che durano una stagione al massimo e che in genere tutti possono permettersi. Quello del vintage invece ha un sapore più intenso e profondo. Sono spesso capi di grande qualità che rivivono negli anni: sono certo che avranno sempre estimatori.
Capi gender neutral: cosa pensa di questa tendenza della moda che sta iniziando a prendere piede?
Ben vengano i capi basici che non hanno una connotazione di genere, ma una donna con un bell’abito o con un bel tailleur ha sempre un enorme fascino, così come un professionista in un abito che gli calzi a pennello.
Lei non ha mai studiato in una scuola di moda: cosa consiglierebbe di fare ai giovani che vogliono avvicinarsi a questo lavoro?
Non ho mai studiato in una scuola di settore, la mia è una grande passione. Ho avuto un padre che ha investito su di me e tanta fortuna: ai giovani consiglio di fare tanta gavetta, di studiare i tessuti e la loro resa. Consiglio di sperimentare e di trovare la propria nota distintiva.
Nel 1996 è stato il primo stilista ad aver realizzato abiti sacerdotali per il Papa, nel 2008 il primo ad essere invitato per far sfilare le sue creazioni al Parlamento europeo. E non dimentichiamo il suo ingresso nel Guinness dei primati grazie alla giacca da un milione di dollari indossata da Naomi Campbell. Possiamo aspettarci di vederla battere presto un nuovo record?
I paramenti sacri per Papa Giovanni Paolo II mi hanno emozionato tantissimo, è un primato che mi riempie il cuore. La giacca indossata da Naomi con i bottoni in oro, diamanti, smeraldi e rubini resta un primato singolare e molto estroso. Per il futuro chissà… mai dire mai, magari il prossimo primato è proprio dietro l’angolo.