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Halo e IA. La rivoluzione della sicurezza in Formula 1

Come andare in bici dentro una cucina. L’essenza della Formula Uno racchiusa nella similitudine del tre volte campione del mondo Nelson Piquet. Poco importa se l’ex pilota brasiliano ce l’avesse con Montecarlo, il più glam degli appuntamenti del mondiale. Quale che sia il circuito, il paragone calza e svela il pericoloso fascino della Formula Uno. Sedici morti soltanto nel primo decennio di gare, dal 1950 al 1959. Quasi due all’anno. E i gran premi stagionali non erano certo 24, come oggi. Aumentare il numero delle gare significa alzare il rischio. Eppure gli incidenti mortali sono diminuiti drasticamente. Tutto merito della sicurezza e del progresso tecnologico: da Halo, una barra a protezione della testa dei piloti, all’impiego dell’intelligenza artificiale.

La rivoluzione dei motori

Nel 1957 il primo, grande passo in avanti: i tecnici del team Cooper spostano il motore dalla parte anteriore al centro della monoposto, rendendola più stabile. Ma il vero spartiacque in termini di sicurezza è il decennio ‘70-79. Tute ignifughe, cinture e casco integrale.

Imola, il weekend più nero della Formula Uno

Il grande salto si ha negli anni ‘90, con cellule di sicurezza più robuste e vie di fuga più ampie. Le innovazioni incidono sul tasso di mortalità, che tra il 1970 e il 1990 si dimezza rispetto a quello dei primi anni. L’illusione svanisce nel giro di un weekend. Quello del 1° maggio 1994 a Imola. Roland Ratzenberger e Ayrton Senna perdono la vita a distanza di un giorno l’uno dall’altro. Poi, con l’introduzione del controllo di trazione e del sistema antibloccaggio delle ruote in frenata, la fine degli anni ‘90 dà l’impressione di aver lasciato la morte alle spalle.

La morte di Bianchi e il debutto dell’Halo

Fino al Gran Premio del Giappone del 2014. Jules Bianchi centra una gru impegnata nella rimozione di un’altra vettura. Morirà dopo nove mesi di coma. La scomparsa prematura di Bianchi riapre la corsa all’innovazione e getta le basi per una nuova rivoluzione. Accompagnato dall’irrigidimento dell’applicazione del regolamento da parte dei commissari di gara, nel 2018 fa il suo debutto l’Halo: una barra di titanio posta a protezione della testa del pilota, in grado di reggere il peso di un bus a due piani senza deformarsi. In uso da appena sei stagioni, l’Halo salva la vita a diversi piloti, da Charles Leclerc a Lewis Hamilton, passando per Romain Grosjean.

L’Intelligenza artificiale in pista

La strada verso monoposto sempre più sicure, però, non è ancora finita. Nonostante la grande efficacia dell’Halo, nelle categorie minori si continua a morire. Intanto, ad Abu Dhabi, ultimo appuntamento del 2023, in pista è scesa anche l’Intelligenza artificiale, usata per il controllo dei track limits (eccedenza dei piloti dal limite della pista).

Niccolò Maurelli e Lorenzo Urbani

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