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SPECIALE/Il Met Gala: storia dell’evento più glamour dell’anno!

Ogni anno gli appassionati di moda e comunicazione attendono impazienti l’evento mondano più importante ed esclusivo del mondo: il Met Gala. Si tratta di un galà a scopo benefico che si tiene ogni anno il primo lunedì del mese di maggio a New York: un’occasione in cui i designer possono dare libero sfogo alla loro creatività.

Cos’è il Met Gala?

Il Costume Institute Gala (Metropolitan Museum of Art’s Annual Institute Gala), noto anche come Met Gala o Oscar dell’East Coast, o ancora Super Bowl della moda, è una cena annuale di raccolta fondi organizzata a beneficio del Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York (detto “il Met”). Parliamo cioè del più grande museo della Grande Mela, che conserva, tra le tante opere, anche una collezione di abiti ed accessori che vanno dal Quattrocento ad oggi.

Questa grande notte newyorkese viene considerata come la più grande manifestazione e celebrazione della moda a livello planetario. Infatti, in questa occasione, la moda assume un preciso significato: la moda è arte!

La storia: nascita ed evoluzione

I caratteri distintivi di questo storico evento di moda sono sempre stati esclusività e classe; tuttavia, quando il Met Gala nacque nel dopoguerra, non era l’evento mondano che oggi conosciamo.

La prima edizione fu organizzata da Eleanor Lambert, socialite ed importante giornalista pubblicista di moda, e da Dorothy Shaver, presidente dei grandi magazzini Lord & Taylor. Entrambe avevano fondato insieme il Costume Institute nel 1946, con la finalità di conservare la moda americana, considerata come una vera e propria forma d’arte. L’ente si fuse con il Metropolitan Museum due anni dopo, dove confluì la sua collezione, ma poiché non aveva le risorse sufficienti per finanziarsi venne organizzata una raccolta fondi.

Il Costume Institute è stato l’unico dipartimento curatoriale del museo a dover raccogliere i propri fondi operativi e il Met Gala rimane ancora la sua principale forma di finanziamento.

Il primo Met Gala fu molto diverso rispetto alle edizioni odierne: nacque come un’elegante cena di mezzanotte, che per l’appunto ebbe luogo la mezzanotte del 7 dicembre 1948 presso la Sala Rainbow del Rockefeller Hotel di New York, con “soli” 50 invitati vestiti di bianco. Il dress code era infatti piuttosto rigoroso: “abito bianco o cravatta bianca”. L’evento fu menzionato soltanto dalla rivista WWD, non attirando particolare attenzione.

Il party charity inizialmente veniva organizzato ogni anno, nel mese di dicembre, in diverse location della città di New York, senza l’indicazione di un tema, ed era un evento di nicchia riservato agli esponenti dell’industria della moda e alla società americana più abbiente. Così fu fino al 1971, quando iniziò a prendere forma il Met Gala nella versione che conosciamo oggi, sotto la direzione di Diana Vreeland.

La direzione di Vreeland

Diana Vreeland, editor di Harpers Bazaar US per oltre 25 anni e redattrice capo di Vogue Magazine dal 1962 al 1972, raggiunse la direzione del Met Gala negli anni ’70, dopo essere stata nominata “consulente speciale” del Costume Institute nel 1971; incarico che ricoprì fino alla morte, avvenuta nel 1989.

La giornalista fu personale consulente di stile di Jacqueline Kennedy Onassis. Diverse sono le voci, mai confermate, relative alla circostanza che fu la ex-first lady, grazie ad una sua generosa donazione, a favorire la sua nomina di curatrice del Costume Institute.

La fashion editor è stata una figura rivoluzionaria nel mondo della moda del Novecento, avendo avuto il merito, grazie alla sua visione audace ed innovativa, di avvicinare ed aprire l’evento al mondo dell’arte, e soprattutto a quello del cinema, trasformandolo in un evento iconico di grande rilevanza mediatica e sociale, e quindi oggetto di attenzione da parte dei pubblicitari.

In linea con i suoi gusti innovativi e le sue idee modaiole, la serata divenne ricca, opulenta e sfarzosa. Nel 1973, Vreeland aprì l’evento a circa 600 invitati e apportò una serie di significativi cambiamenti: spostò definitivamente la serata di Gala all’interno del museo, allestendolo in modo scenografico; assegnò un tema ad ogni edizione; decise di invitare le star più in voga del momento, convincendole a vestirsi a tema. Tra le celebrities di quegli anni ci furono, ad esempio, Andy Warhol ed Elizabeth Taylor.

E l’ordine in cui la serata si svolge attualmente è ancora quello stabilito dalla Vreeland.

La definitiva consacrazione ad evento più importante della stagione mondana newyorkese ci fu con la partecipazione della socialite Pat Buckley nel 1978, sposata con il saggista e conduttore televisivo William F. Buckley.

Richard Avedon dichiarò che fu proprio questa donna dalla mente acuta, dallo stile sfacciato ed originale, a creare il ruolo della fashion editor; non a caso la stampa definì il Met Gala di Diana Vreeland “il gioiello della corona sociale di New York City”.

Tema

Il tema della serata charity è stato introdotto nel 1971, ma appartiene senz’altro a Diana Vreeland l’intuizione di renderlo coerente al contenuto della mostra. La giornalista aveva l’abitudine di scegliere il tema in base agli avvenimenti di attualità; ad esempio, il primo Met Gala da lei organizzato nel 1973 ebbe come tema The World of Balenciaga, dedicato allo stilista spagnolo Cristóbal Balenciaga (morto poco tempo prima), al quale lei stessa abbinò un dress code ad hoc. La serata venne sponsorizzata dal governo spagnolo, con cui gli Stati Uniti stavano cercando di ricucire i rapporti dopo le dimissioni del dittatore Francisco Franco.

Così, ogni anno, la serata si svolge secondo un tema specifico, concordato dall’attuale direttrice insieme al curatore del Costume Institute, Andrew Bolton, il cui ruolo è quello di influenzare gli invitati sull’abbigliamento da scegliere per la serata.

Questo è un dettaglio che ha reso il Met Gala il secondo evento americano più importante e famoso, dopo la Notte degli Oscar.

Cosa succede al Met Gala?

La serata del Met Gala, cui vi si accede esclusivamente su invito, è uno spettacolo per i fashionisti che vedono sfilare celebrità spesso accompagnate dagli stilisti che le hanno vestite per l’occasione. Per tradizione, si svolge in concomitanza con l’apertura della principale mostra annuale del Costume Institute, di cui costituisce l’evento inaugurale.

La serata ha per teatro le scale del Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York: gli ospiti arrivano, esibendo meravigliosi abiti e gioielli, nella Great Hall (la grande sala d’ingresso del museo) per un cocktail, visitano la mostra e poi cenano presso la caffetteria, disegnata da Dorothy Draper e soprannominata Il Dorotheum.

Aleggia un certo mistero su come si svolgerà la cena, si sa soltanto che c’è uno spettacolo musicale (aggiunto dall’attuale direttrice) per intrattenere gli ospiti e che il catering, così come accade dal 2018, è affidato a Olivier Cheng Catering.

Per accrescere il mistero attorno all’evento, di recente sono state introdotte nuove regole, tra cui il divieto per gli invitati di usare i social media e di farsi selfie (ad eccezione del tappeto rosso), e il limite dei 18 anni per l’accesso.

“Nuclear Wintour” e la scelta degli invitati

Anna Wintour, chief content officer di Condé Nast e direttore editoriale globale di Vogue, è entrata a far parte del consiglio di organizzazione del Met Gala nel 1995. È stata proprio questa donna a consacrare definitivamente il Met Gala a evento più importante nel mondo della moda; il suo potere è tale che dal 2014 il Costume Institute è stato rinominato Anna Wintour Costume Center.

Con lei la serata è diventata ancora più esclusiva: nelle ultime edizioni gli ospiti sono stati infatti ridotti a 400; la lista degli invitati è top secret fino alla sera prima dell’evento, in quanto la giornalista britannica si riserva fino all’ultimo la possibilità di modificarla.

In ragione della sua inflessibile volontà e dei rigidi criteri da lei adottati nella scelta degli ospiti, le è stato attribuito il soprannome di Nuclear Wintour. In particolare, nota è la circostanza che Kim Kardashian dovette impegnarsi in anni di “corteggiamento” prima di riuscire ad essere finalmente aggiunta alla lista esclusiva nel 2013, diventandone da allora ospite fissa. A partecipare all’evento possono quindi essere esclusivamente persone celebri e che la stessa Wintour considera interessanti; a nulla servono come criterio di selezione, in assenza del suo favore, le eventuali ingenti donazioni.

Costo dei biglietti

Gli ospiti devono superare due step per poter accedere alla serata: l’approvazione della Wintour, il pagamento del biglietto. Anche se essere nella lista degli invitati è un onore che tutte le star vorrebbero avere, partecipare costa molto. Infatti, rispetto al primo Met Gala nel 1948 dove un biglietto costava “solo” 50 dollari, nel corso degli anni i prezzi sono saliti vertiginosamente.

A pagare sono solitamente le case di moda, che invitano personaggi famosi, sostenendo il costo dei biglietti singoli o di quelli per un tavolo intero. Nel 2024 un biglietto è costato 75mila dollari, mentre i tavoli partivano da 350mila dollari. Costi così elevati sono “giustificati” dalle notevoli spese necessarie a rendere la serata grandiosa e dal fatto che, a partire dal 2010, al Met Gala hanno iniziato a prendere parte anche influencers e cantanti molto famosi.

Insieme ai costi, però, sono aumentate anche le entrate destinate al Costume Institute. Il Met Gala, secondo Forbes, ha raccolto nei suoi oltre 70 anni di storia più di 175 milioni di dollari per il Costume Institute. L’edizione da record è stata quella del 2019, durante la quale sono stati raccolti 15 milioni di dollari.

Marketing: perché il Met Gala funziona?

Il Met Gala è l’evento più glamour dell’anno, seguito da tutti gli amanti della moda: il suo red carpet resta un’occasione d’oro per le maison del lusso, che vi partecipano fornendo abiti e gioielli alle celebrities, per mettersi in mostra ed aumentare la brand awareness.

La quantità di soldi, personaggi famosi e attenzione mediatica che riesce a smuovere sono tutti fattori che dimostrano che è molto più di una festa di beneficenza. Grazie alla diffusione dei social media, anche chi non è appassionato di moda viene raggiunto da qualche notizia sull’evento; come è stato ad esempio per le critiche rivolte a Kim Kardashian per aver indossato e rovinato un abito di Marilyn Monroe.

Perché gli abiti sono particolari? Gli abiti che hanno fatto la storia dal 1948 ad oggi

Il Met Gala è una festa a tema, durante la quale i VIP fanno a gara per inventare ed indossare, con l’aiuto dei loro stilisti, l’abito più particolare. L’evento, infatti, ha virato a partire dal 2004 verso abiti sempre più elaborati e spesso stravaganti.

La regola del Met Gala, noto ai più come la Fashion’s Biggest Night, è infatti esagerare sempre e comunque, nel bene e nel male. I look indossati dalle celebrities vengono spesso creati per questa occasione da famosi designer, che spaziano da piume a trasparenze. A volte, però, ci sono anche casi in cui vengono indossati vecchi abiti appartenenti ad iconiche collezioni, con l’intento di omaggiare mitologici couturier. Un red carpet che è un tripudio di creazioni d’alta moda, dove l’eccentricità regna sovrana.

Tra i tanti abiti che hanno fatto la storia di questo charity party fece parlare l’abito giallo dal lunghissimo strascico, realizzato dalla stilista cinese Guo Pei, indossato da Rihanna nel 2015 per l’edizione a tema China: Through the Looking Glass, diventato famoso su Internet con il nome di “abito-frittata”. Così come l’abito scenografico e trasformabile, firmato Versace, indossato nel 2022 dall’attrice Blake Lively, incoronata dalla stampa e dal pubblico come la regina moderna del Met Gala: un omaggio alla città di New York.

Tra i look più belli non si può non citare lo slip dress Dior by John Galliano, con fili di perle e borsa Lady Dior Lady Diana, indossato da Lady Diana nel 1996, poco dopo la sua separazione dal principe Carlo.

Met Gala 2024: il tema e gli abiti più belli

Quest’anno il Met Gala, definito “una mega-vetrina della visione del mondo di Vogue”, si è tenuto la notte del 6 maggio (come da regola, il primo lunedì del mese) ed ha avuto come tema della mostra Sleeping Beauties: Reawakening Fashion (“Belle addormentate: la moda che si risveglia”).

Sponsor dell’evento il marchio spagnolo Loewe, TikTok e Condé Nast. I co-conduttori del Met Gala 2024, assieme ad Anna Wintour, sono stati Zendaya, Jennifer Lopez, Chris Hemsworth e Bad Bunny.

Alla mostra sono stati esposti 250 abiti che hanno fatto la storia, alcuni dei quali così delicati (le “belle addormentate” a cui fa riferimento il titolo della mostra) da essere addirittura ricreati in 3D. Il dress code dell’evento è stato The Garden of Time (“Il giardino del tempo”) dal nome dell’omonimo racconto dell’autore inglese J.G. Ballard del 1962.

“È un’ode alla natura e alla poetica emozionale della moda… La moda è una delle forme artistiche più legate alle emozioni in ragione del suo legame con il corpo”, ha dichiarato Andrew Bolton, curatore responsabile del Costume Institute, spiegando che l’organizzazione della mostra ruotava attorno a tre “aree” principali: “Terra”, “Mare” e “Cielo”, in omaggio alla natura.

Sul tappeto rosso quest’anno hanno sfilato le stelle più scintillanti del mondo. Alcune di loro si sono affidate a stilisti indipendenti: Sarah Jessica Parker, ad esempio, ha scelto l’istrionico Richard Quinn. Molti degli abiti indossati arrivavano invece da stagioni passate; Zendaya, ad esempio, ha fatto sfoggio di due bellissimi abiti: il primo era una creazione di Maison Margiela Artisanal by John Galliano, rivisitazione di un vestito che lo stesso designer aveva realizzato per Dior nei primi anni Novanta; il secondo, un abito nero di Givenchy del 1996 disegnato dal medesimo stilista.

Secondo il giornale The New York Times, nella serata di quest’anno sono stati raccolti 26 milioni di dollari.

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Lucrezia Maria Santucci

Studentessa di Giurisprudenza. Amante dell'arte in tutte le sue espressioni, dello sport e della lettura.

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