Il nuovo volto dell’Europa
La caduta del muro di Berlino, la fine della storia
Ci sono decenni in cui apparentemente non succede niente. E poi ci sono anni che segnano la storia. La fine del 1989 è stata sicuramente uno di quei momenti, tanto da innescare una vera e propria valanga, che nel giro di due anni ha prodotto due eventi decisivi per la storia recente: l’unificazione delle due Germanie nel 1990 e la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991. Questo trittico segna in maniera clamorosa la fine della guerra fredda e apre a quella che Fukuyama chiamerà “la fine della storia” e allo stesso tempo spinge gli europei al convincimento che non esista sfida che non si possa combattere per un’Europa unita.
Tale persuasione trova il suo culmine nel 1995, quando si consolida uno dei pilastri portanti dell’Unione europea, ovvero l’area Schengen. Essa oltre a garantire la libertà di circolazione all’interno dell’UE dimostra l’importanza di superare le divisioni e la ricchezza di un’Europa forte nel mondo.
La fragilità dell’area Schengen
Quest’ultima, tuttavia, non ha mai nascosto la sua vulnerabilità. Infatti, a causa della crescita dei flussi migratori verso l’antico continente, si è sgretolato l’equilibrio mantenuto fino ad allora, sancendo l’entrata dell’Europa in una nuova stagione, quella dei muri. Tale stagione è stata inaugurata dal primo ministro ungherese Viktor Mihály Orbán, il quale nel 2015 prese la decisione di far erigere un muro al confine tra l’Ungherie e la Serbia per fermare l’afflusso migratorio. Questa decisione decretò l’inizio di quella che viene considerata una politica populista e sovranista alla gestione dei flussi migratori, caratteristica dei Paesi denominati di “Visegrád” (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca).
La costruzione dei nuovi muri
Nell’ultimo mese, soprattutto al confine tra Polonia e Bielorussia, si sono ammassati migliaia di profughi che cercano di entrare nei confini dell’UE.
I migranti sono impossibilitati a rimanere nel territorio Bielorusso, perché spinti dalle forze di polizia bielorusse verso la frontiera polacca. Questo riaccende una delle fobie dei paesi baltici, i quali, fortemente ostili ai migranti, e allo straniero sono intervenuti ritraendosi, perfino attivandosi per creare una barriera fra sé e i migranti.
La paura dello straniero
Quella dei migranti, degli estranei, del diverso è una delle molte paure che tormentano l’uomo della società moderna. Il muro come mezzo di sicurezza tuttavia non è che l’ultimo inganno della nostra epoca. Costruire barriere non può rappresentare una soluzione all’ondata migratoria per il semplice motivo che in una società globalizzata gli stati nazionali non hanno il potere di arrestare eventi di natura globale.
Gestire l’immigrazione è necessario
L’immigrazione è sicuramente un fenomeno complesso e destinato inevitabilmente a durare. Ma resta il fatto che l’Europa ha e avrà sempre più bisogno di migranti. Infatti non solo essi rappresentano una fonte decisiva nella sfida per invertire il trend dell’invecchiamento delle popolazioni europee, ma i migranti giocano un ruolo fondamentale anche nella produzione di servizi e prodotti di cui le popolazioni locali necessitano e contribuiscono alle finanze pubbliche.
L’Unione Europea, non occupandosi significativamente di questa emergenza, sta perdendo per strada gli stessi valori, principi e obiettivi che stanno alla base della sua fondazione. E che continua a sbandierare, ma che nella pratica disonora e calpesta.