Rosa Parks: quel ‘’NO’’ femminile che cambiò la storia dei diritti civili
Rosa Louise Parks, una sarta, un’attivista, un’afroamericana, una donna di colore. Ecco lo stigma sociale che da troppi anni Rosa e moltissime altre donne come lei erano costrette a sopportare, nate con la colpa di appartenere alla comunità afroamericana e di avere la pelle ‘’nera’’.
Separati, ma uguali?
Era il primo dicembre del 1955 quando a Montgomery, in Alabama l’afroamericana si rifiutò di cedere il suo posto sull’autobus a un uomo bianco. Per quel rifiuto netto fu arrestata e portata in carcere per condotta impropria e per non aver rispettato le leggi di segregazione razziale della città, ma il suo atto così audace non rimase invano. Il gesto della donna innescò una serie di proteste che comportarono un boicottaggio dei mezzi pubblici, proteste che proseguirono per 381 giorni, grazie alla guida e al supporto di Martin Luther King e ad altri rappresentanti dei diritti civili degli afroamericani, tra cui un’altra donna Jo Ann Robinson, presidente di un’associazione femminile afroamericana.
Questa rivolta portò la Corte Suprema degli Stati Uniti ad abolire, il 13 dicembre del 1956, la Legge delle discriminazioni sui mezzi di trasporto pubblici perché giudicata incostituzionale. Da quel giorno Rosa Parks è considerata la madre dei diritti civili e continuerà il suo impegno politico-sociale per la creazione di una società più equa. Nel 1987, in memoria del marito, fondò il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development con l’obiettivo di educare e formare le future generazioni, soprattutto di afroamericani, a cooperare per migliorare sé stessi e l’intera comunità.
Stanca di subire
L’intero impegno politico e sociale di Rosa Parks deve far riflettere su quanto sia importante formare soprattutto le nuove generazioni ai veri valori che portano alla creazione di una società equa, che non sia frutto di frammentazioni sociali, ma che ambisca alla creazione di un’unica comunità cooperante a livello globale in cui tutti godono degli stessi diritti e tutti si impegnano a cooperare per un bene comune.
Purtroppo, dall’1 dicembre del 1955 sono passati sessantasei anni, ma la strada da percorrere è ancora lunga: ma l’esempio di Rosa è testimonianza che anche solo un piccolo gesto può avere grandi conseguenze e portare a grandi cambiamenti. Proprio dalla collaborazione nasce il cambiamento. Nella sua autobiografia scriverà: « Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, […]. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire».