Giorgio Chiellini, una storia italiana
Con la sua ultima stagione alla Los Angeles FC, conclusa con la sconfitta nella finale della MLS Cup contro i Columbus Crew, l’ex difensore della Juventus e della Nazionale italiana Giorgio Chiellini, all’età di trentanove anni, ha annunciato il suo addio al calcio giocato, decidendo così di “appendere gli scarpini al chiodo”. “Sei stato il viaggio più bello e intenso della mia vita. Sei stato il mio tutto. Con te ho percorso un cammino unico e indimenticabile. Ma ora è il momento di aprire nuovi capitoli e scrivere altre pagine importanti ed entusiasmanti”: così ha scritto “Chiella” sui suoi profili social.
La Carriera
Giorgio Chiellini nasce a Pisa il 14 agosto 1984. Fin da bambino è un grande amante del basket, passione che porterà avanti negli anni. Ma il suo percorso nel mondo dello sport inizia con il calcio. All’età di sei anni comincia a giocare per la Livorno 9. Raggiunti i tredici arriva in prima squadra e, dopo la promozione in Serie A del Livorno, approda alla Juventus. Passa il primo anno in prestito alla Fiorentina, successivamente torna a Torino, dove rimane per quasi tutta la sua carriera. Diventa un baluardo della difesa bianconera, nonché uno dei più grandi giocatori ad aver mai indossato la maglia della “Vecchia Signora”.
Nel corso della sua vita da professionista, “King Kong”, così chiamato dopo la celebre esultanza nel derby di Torino del marzo 2009, ha conquistato moltissimi trofei: nove Campionati italiani, cinque Supercoppe Italiane, cinque Coppa Italia, un Campionato MLS e l’Europeo vinto da capitano, nel luglio del 2021.
Un difensore da 110 e Lode
Nel 2017 Giorgio Chiellini si laurea con 110 e lode in Business Administration presso la Scuola di Management ed Economia dell’Università di Torino, con una tesi sul “Modello di business della Juventus in un benchmark internazionale”. Grazie a questo riconoscimento, entra a far parte di quella cerchia di calciatori che possiede appunto una laurea, insieme ad altri giocatori di livello mondiale: Robert Lewandoski, Dries Mertens, Andres Iniesta, Xabi Alonso, solo per citarne alcuni.
Secondo uno studio dell’AIC (Associazione Italiana Calciatori), il 4,8% dei calciatori di Serie A, B e Lega Pro è laureato. Il percorso in scienze motorie va per la maggiore, seguito da quello in economia. Il calcio femminile, sotto questo punto di vista, è notevolmente più avanti: quasi una calciatrice su quattro completa un corso di studi universitari.
Il marchio di fabbrica
Nato come esterno, cresciuto come terzino e divenuto poi difensore centrale, Chiellini ha fatto del gioco fisico il suo marchio di fabbrica. Interventi, contrasti, scivolate e falli hanno da sempre caratterizzato il modo di giocare di “Chiella” nell’arco di tutta la sua carriera. Un episodio su tutti è rimasto impresso all’Italia intera nella notte della finale dell’Europeo nel luglio 2021. Nel corso dei minuti di recupero del tempo regolamentare, quando mancavano ormai pochi secondi al fischio dell’arbitro Kuipers, che avrebbe mandato la partita ai supplementari, sulla metà campo, un pallone insidioso sfugge al controllo di Chiellini, che vede così l’esterno inglese, Bukayo Saka, sbucargli da dietro lanciato per la ripartenza in contropiede. In quel preciso istante il numero tre azzurro, che aveva disputato una partita impeccabile senza quasi mai commettere fallo, spende il suo cartellino giallo per fermare il contrattacco avversario, strattonando la maglia al giovane talento dell’Arsenal, che finisce a terra.
Un fallo che rappresenta perfettamente la “cattiveria”, l’aggressività, l’agonismo e l’essenza di “King Kong” quando stava in campo. Un fallo che, diventando virale sui social come “meme”, sarà involontariamente l’immagine un po’ ironica di quell’Europeo: una lunga trionfante cavalcata resa possibile grazie ai suoi impeccabili interpreti. Primo su tutti il capitano: Giorgio Chiellini.